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Matsuo Bashô, lo haiku e Yamagata

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松尾芭蕉 山寺

Sabishisa-ya    Kubun kaishi (foglio con un’iscrizione e uno haiku) Riproduzione    Pennello di Matsuo Bashô Dopo il quinto anno dell’era Jôkyô (1688)     Un rotolo Originale: Tempio Jikômyôin

Sabishisa-ya    Kubun kaishi (foglio con un’iscrizione e uno haiku)

Riproduzione    Pennello di Matsuo Bashô

Dopo il quinto anno dell’era Jôkyô (1688)     Un rotolo

Originale: Tempio Jikômyôin

 

 

E’ un autografo di Bashô. Si tratta di un brano in prosa e di uno haiku che sono stati scritti paragonando con un gioco di parole la tristezza della vita umana con il nome di un albero detto asunaro (Thujopsis). Le foglie dell’asunaro assomigliano a quelle dello hinoki (Chamaecyparis obtusa), che fornisce un pregiato legno da costruzione: secondo una leggenda, l’asunaro spera di diventare (narô) uno hinoki l’indomani (asu). Lo haiku recita:

 

Sabishisa-ya / hana-no atari-no / asunaraô

 

Questo haiku va interpretato come segue. Durante questo viaggio in montagna, i bellissimi fiori di ciliegio sono in piena fioritura. Nei pressi si trova anche un albero di asunaro che ogni giorno ha sperato diventare uno hinoki; ma l’albero è invecchiato senza che il suo sogno si realizzasse: che tristezza… Nello haiku si mettono a confronto gli splendidi fiori di ciliegio e il vecchio albero.

Nel brano in prosa che precede lo haiku, si descrive la tristezza della vita umana, che viene paragonata all’asunaro: gli uomini stupidamente sono pieni di aspettative verso il futuro che molto spesso non si realizzano.

La firma è Buyô Bashô sanjin: Buyô è Edo (l’attuale Tokyo), sanjin significa “persona

ignota”. L’uso di un’espressione così umile, lascia supporre che questo documento sia

stato offerto a un superiore.

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