Ochi kuruya Kubun kaishi (foglio con un’iscrizione e uno haiku) Riproduzione Pennello di Matsuo Bashô Dopo il secondo anno (1689) dell’era Genroku Un rotolo Originale: Collezione Maruyama-Hasegawa
Ochi kuruya Kubun kaishi (foglio con un’iscrizione e uno haiku)
Riproduzione Pennello di Matsuo Bashô
Dopo il secondo anno (1689) dell’era Genroku Un rotolo
Originale: Collezione Maruyama-Hasegawa
Nel viaggio dello “Stretto sentiero del nord”, dopo aver visitato le sesshô-seki (rocce di origine vulcanica che una volta emanavano gas velenosi) di Nasu (nell’attuale provincia di Tochigi), Bashô e Sora soggiornarono per due giorni presso il capovillaggio, Takaku Kakuzaemon. Questo haiku fu improvvisato da Bashô durante il soggiorno, quando Kakuzaemon gli chiese di comporne uno.
Ochikuru ya / takaku no shuku no / hototogisu
Il significato è: a causa del veleno delle sesshô-seki, sembra che persino gli hototogisu (cuculo minore) che cantano lassù in alto cadano a terra. Siamo all’inizio dell’estate e la parola chiave (kigo) che denota la stagione è hototogisu.
Bashô qui ha firmato Fûrabô (vagabondo). Egli immagina di essere un viaggiatore
spensierato che viene da chissà dove e se ne va senza preavviso, come un kimono leggero
che ondeggia al vento. Oggigiorno si usa spesso la parola fûraibô con lo stesso significato.
Nello haiku è usata la parola takaku, che significa qui “dall’alto”, ma c’è un gioco di parole, poiché è la stessa pronuncia del cognome del capovillaggio e anche del nome del posto.