Ki no moto ni e altri due haiku Kaishi (foglio) Pennello di Matsuo Bashô Terzo anno dell’era Genroku (1690) Un rotolo Originale: Museo di Bashô a Yamadera
Ki no moto ni e altri due haiku Kaishi (foglio) Pennello di Matsuo Bashô
Terzo anno dell’era Genroku (1690) Un rotolo
Originale: Museo di Bashô a Yamadera
Ki no moto ni / shiru mo namasu mo / sakura kana
E’ lo hokku (strofa iniziale) di una renga (poesia a catena), composto da Bashô nel terzo anno dell’era Genroku (1690), in occasione di uno hanami (festa dei fiori di ciliegio) tenutosi a casa del suo vecchio amico Ogawa Jirobê (samurai del feudo Tôdô, il cui nome d’arte come poeta di haiku era Fûbaku), nel suo villaggio natio Iga-Ueno, l’anno dopo il viaggio dello “Stretto sentiero del nord”. Durante uno hanami, sotto i ciliegi, i petali dei fiori non cadono solo nelle ciotole di zuppa e nel namasu (pesce fresco e verdure tagliati finemente e marinati), ma su tutte le persone presenti, che vengono come sepolte dai petali: è uno hokku che esprime il sentimento gioioso dello hanami. “Shiru mo namasu mo” alla lettera indica la zuppa e il namasu, ma è anche un’espressione idiomatica che significa “qualsiasi cosa”.
Taneimo ya / hana no sakari ni / uriaruku
Questo hokku è stato scritto nello stesso periodo del precedente, sempre nel paese natio di Iga. Con taneimo si intende qui un satoimo (una specie di patata) destinato alla coltivazione. Bashô trova interessante il fatto che quando si sente la parola sato-imo (imo = patata) vengono in mente le offerte che si fanno in occasione del chûshû no meigetsu (la sera del 15 agosto del vecchio calendario giapponese si ammirava la luna piena: un’espressione analoga era imo meigetsu); invece le patate satoimo da coltivazione si vendono nel periodo della piena fioritura dei ciliegi.
Kagerô ya / saiko no ito no / usugumori
Il nome giapponese della pianta qui indicata come saiko è okinagusa (Pulsatilla cernua). Nella medicina cinese si fa seccare la radice di questa pianta, che viene usata per calmare la febbre e il dolore, o come antidoto. Saiko no ito allude al fatto che i germogli di saiko sembrano fili (ito). Viene evocata una giornata di primavera leggermente nuvolosa, in cui fluttuano i vapori (kagerô) che si levano dal terreno al calore del sole e i fili di saiko. Si ritiene che questo haiku sia stato scritto più o meno nello stesso periodo dei due precedenti.