Hatsumakuwa e altri tre haiku Kaishi (foglio) Riproduzione Pennello di Matsuo Bashô Secondo anno dell’era Genroku (1689) Un rotolo Originale: Museo Homma
Hatsumakuwa e altri tre haiku Kaishi (foglio) Riproduzione
Pennello di Matsuo Bashô Secondo anno dell’era Genroku (1689)
Un rotolo Originale: Museo Homma
Sakata era una fiorente città portuale, da cui partivano per Kyôto le specialità di
Yamagata: benibana (fiori di cartamo per la tintura), riso, ecc. Per questo era sede di
ricchi e potenti commercianti. Bashô fu invitato a casa da uno di costoro, Ômiya
Saburobê, il cui nome d’arte come poeta di haiku era Gyokushi. Ciò avvenne poco prima
che Bashô lasciasse Sakata, il 23 giugno del vecchio calendario giapponese (l’attuale 9
agosto), in un periodo di grande calura.
Ômiya, con l’intento di ristorare il suo ospite Bashô facendogli provare per quanto possibile una sensazione di freschezza, gli offrì un makuwa-uri (un tipo di melone). In Giappone il cibo stagionale che si mangia per la prima volta in una data stagione è chiamato hatsumono: si pensava che mangiare gli hatsumono allungasse la vita ed erano di conseguenza molto apprezzati. Offrire hatsumono agli ospiti è una delle forme di accoglienza più cordiali.
Gyokushi chiese agli ospiti presenti di improvvisare uno haiku, dicendo loro che non avrebbero potuto gustare gli makuwa-uri se non dopo aver scritto uno haiku un po’ scherzoso. Rispondendo a questa richiesta, Bashô improvvisò lo haiku seguente:
Hatsu makuwa / yotsu ni yawaran / wa ni kiran
C’è chi pensa che il carattere qui traslitterato con waran vada invece letto kiran oppure tatan.
Lo haiku è scritto più o meno al centro del kaishi (foglio). E’ il tipico haiku improvvisato, scritto con immediatezza e umorismo: esso trasmette il desiderio di Bashô di mangiare subito il melone. Sono riportati anche gli haiku degli altri presenti: Sora, Fugyoku (nome da poeta di Itô Genjun, medico di Sakata presso cui Bashô soggiornava) e Gyokushi stesso; si sente l’atmosfera rilassata della situazione.