Ishi no maki
Ishi no maki
Nello “Stretto sentieto del nord” si legge che Bashô e Sora volevano visitare degli utamakura*, come il “pino di Aneha”, e camminarono per un sentiero battuto solo da cacciatori e taglialegna, ma perdettero la strada e sbucarono inaspettatamente al porto di Ishi no maki. Ma dal diario di Sora si capisce che in realtà non si erano persi; si tratta dunque di una finzione di Bashô.
* Utamakura: luoghi o monumenti che ricorrono di frequente nelle poesie.
Sembra che Bashô avesse in mente la famosa storia della “sorgente dei fiori di pesco” (in giapponese, Tôkagenki) di Tao Yuanming (365-427), poeta cinese della dinastia Jin. Ispirandosi al Tôkagenki, in cui un pescatore che ha smarrito la strada sbuca nel Tôgenkyô (una specie di luogo utopico), Bashô ha paragonato la “sorgente dei fiori di pesco” all’animata città portuale di Ishi no maki, affollata di navi.
Bashô e Sora godettero la veduta di Ishi no maki dal monte Hiyori. Dalla descrizione dello “Stretto sentiero del nord” sembrerebbe che i due avessero visto l’isola Kinkazan (situata di fronte alla penisola di Oshika, a sud-est di Ishi no maki), ma in realtà è impossibile vederla.
Però sulla strada che va da Sendai a Ishi no maki (passando per Matsushima) ci sono dei punti dai quali si può ammirare l’isola Kinkazan da lontano, per cui è molto probabile che Bashô, l’avesse davvero vista. Si pensa che Bashô abbia trascritto l’impressione di quel momento nella sezione relativa a Ishi no maki.