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Matsuo Bashô, lo haiku e Yamagata

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松尾芭蕉 山寺

Bokuchikuzu    Pennello di Kitamura Unchiku  Prima metà del periodo Edo (seconda metà 17mo-inizio 18mo secolo)    Un rotolo Originale: Museo di Bashô a Yamadera

Bokuchikuzu    Pennello di Kitamura Unchiku

Prima metà del periodo Edo (seconda metà 17mo-inizio 18mo secolo)    Un rotolo

Originale: Museo di Bashô a Yamadera

 

Nel 1513 Zhan Zhonghe (nome d’arte Tieguandaoren), vissuto in Cina durante la dinastia Ming, compose una quartina (quattro versi di sette ideogrammi) in lode del monaco zen giapponese Jitsunyo shônin (“shônin” indica un monaco di altro rango) e dipinse a inchiostro dei bambù, abbinandoli alla poesia. Una riproduzione venne eseguita dal calligrafo giapponese Kitamura Unchiku, abile anche nella pittura a inchiostro dei bambù; a quell’epoca dipingere i bambù a inchiostro era considerato un nobile passatempo tra i letterati. Unchiku fu il maestro di caligrafia di Bashô.

Il significato è più o meno il seguente:

 

Dedico al vecchio Jitsunyo shônin di Yamashina, a Kyôto, in Giappone,

una poesia che loda la sua personalità.

 

Quanto è elevata la virtù dello shônin.

Anche se è un monaco zen, si può dire che sia un funzionario-letterato.

Il suo cuore è così generoso che potrebbe accogliere tutto il bene del mondo.

Il suo modo di vivere assomiglia al bambù, vuoto all’interno

(vive senza avere nessun desiderio nel cuore).

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