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Matsuo Bashô, lo haiku e Yamagata

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松尾芭蕉 山寺

Yo-ni furumo    Kubun kaishi (foglio con un’iscrizione e uno haiku)   Pennello di Matsuo Bashô Tra l’era Ten’na e l’era Jôkyô (1681-84)    Un rotolo

Yo-ni furumo    Kubun kaishi (foglio con un’iscrizione e uno haiku)

Pennello di Matsuo Bashô

Tra l’era Ten’na e l’era Jôkyô (1681-84)    Un rotolo

Originale: Museo di Bashô a Yamadera

 

Lo haiku è un omaggio fatto a un altro haiku composto da Sôgi, poeta di renga

(poesia a catena) del 15mo secolo: Yo ni furumo / sarani shigure no / yadori kana. Sôgi, che viaggiò continuamente nella sua vita, è uno dei poeti che Bashô prese a modello.

Lo haiku di Sôgi significa: vivere è come ripararsi da un acquazzone invernale, è una faccenda di un attimo. Bashô ha sostituito la parola shigure (veloce acquazzone invernale) con “Sôgi”, intendendo così che egli viaggia con gli stessi pensieri di Sôgi.

Nella prefazione Bashô rivolge il pensiero a poeti del passato le cui opere, grazie

all’inserimento del tema del viaggio, hanno acquistato maggiore interesse letterario:

Bashô si immagina i viaggi di Du Fu (poeta cinese dell’ ottavo secolo) e di Su Dongpo

(poeta cinese dell’11mo secolo) e, come Saigyô (poeta giapponese del 12mo secolo), si fa

un copricapo di paglia con le proprie mani.

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