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Matsuo Bashô, lo haiku e Yamagata

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奥の細道 松尾芭蕉

Nasuno, Kurobane e il tempio Unganji

Nasuno, Kurobane e il tempio Unganji

 

Dopo essere andato a pregare al santuario Tôshôgû di Nikkô, il 15 aprile (del vecchio calendario giapponese), Bashô visitò Kurobane nella zona di Nasu (l’attuale città di Ôtawara nella provincia di Tochigi). Kurobane era una città che si era sviluppata intorno al castello della famiglia Ôzeki. Bashô soggiornò presso un vassallo maggiore del feudo, Kobata Toyoaki (il cui nome d’arte come poeta di haiku era Suitô: nello “Stretto sentiero del nord”è erroneamente riportato come “Tôsui”), e presso Jôhôji Zusho, fratello maggiore di Toyoaki e capo dei vassalli del feudo (i suoi nomi d’arte come poeta di haiku erano Shûa e Tôsetsu).

Visto che il nome d’arte ufficiale di Bashô come poeta di haiku era Tôsei桃青, si può supporre che Toyoaki, il cui nome d’arte aveva anch’esso l’ideogramma 桃 (tô), fosse già un allievo di Bashô prima di questa occasione: invece, Zusho lo divenne probabilmente in questa occasione.

Durante il soggiorno Bashô visitô l’antica tomba di Tamamo no mae e il santuario shintoista Kanamaru Hachimangû Nasu a Nasuno. Secondo una leggenda, Tamamo no mae era una volpe a nove code che giunse alla corte imperiale in Giappone dall’India passando per la Cina, ottennendo il favore dell’imperatore: la leggenda divenne anche un soggetto teatrale.

Il santuario shintoista Kanamaru Hachimangû è dedicato a una divinità locale a cui si rivolse Nasu no Yoichi, un grande arciere dell’era Genpei (periodo di guerre civili nella seconda metà del 12mo secolo), prima della battaglia di Dan no ura, quando, sfidato, riuscì a colpire un lontano ventaglio con una freccia.

Bashô visitò anche il tempio Unganji, dove soggiornava spesso il monaco Bucchô, suo maestro di zen. Bucchô soggiornava spesso anche al tempio Rinsen’an a Fukagawa e aveva rapporti personali con Bashô. Si pensa che gli haiku di Bashô siano stati influenzati dallo zen.

Dopo il soggiorno a Kurobane, Bashô andô a visitare il sesshôseki (la roccia che uccide); una leggenda narra che Tamamo no mae, la volpe a nove code, si mutò in una roccia dopo essere stata uccisa.

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