La società giapponese nel periodo Edo e la cultura cittadina di Edo
Dal 17mo secolo il Giappone entrò nella seconda metà del “periodo Edo” (1603-1868): a Edo (l’attuale Tokyo) risiedeva il governo militare dello shôgun. All’epoca esistevano circa 260 grandi feudi (han), governati dai samurai. Malgrado la stretta sorveglianza del governo centrale (bakufu), ogni feudo era amministrato autonomamente dal daimyô (signore feudale).
I samurai continuarono a tenere saldamente nelle loro mani il potere politico e dunque la società non si sviluppò in senso democratico, a differenza di quanto accadde in Europa. Tuttavia il potere economico era in mano ai commercianti: non solo il governo centrale, ma anche i samurai, per mantenere uno stile di vita consono alla loro posizione, accumulavano debiti con i commercianti.
Quindi sostanzialmente nel Giappone di quell’epoca c’era una sorta di società civile, anche se in forma incompleta. Edo era una delle più grandi città nel mondo, con una popolazione di oltre un milione di abitanti.
Cultura
Gli abitanti di Edo, samurai (soprattutto di basso rango), commercianti o anche
artigiani non poi così ricchi, si godevano la vita cittadina e la cultura.
Per esempio, erano molto popolari i pellegrinaggi ai luoghi sacri del buddhismo e dello shintoismo; le escursioni stagionali per ammirare la fioritura dei ciliegi e dei susini e i colori autunnali delle foglie; vari tipi di intrattenimento, come il teatro kabuki e il sumô. In campo letterario, le poesie haiku e i senryû (haiku comici) conobbero grande popolarità; l’editoria era molto attiva e venivano pubblicati molti romanzi; inoltre si produceva un gran numero di stampe ukiyo-e raffiguranti attori di successo, lottatori di sumô, bellezze femminili, paesaggi come il monte Fuji, mete turistiche nei dintorni di Edo, ecc.
Anche il tasso di alfabetizzazione era relativamente alto: si pensa che circa il 50%
degli uomini e il 15% delle donne fossero in grado di leggere. Ovviamente tutti i
samurai sapevano leggere: i samurai e le loro famiglie rappresentavano circa il
10% della popolazione totale. Si pensa che anche molti contadini, che erano quasi
il 90% della popolazione, sapessero leggere, oltre ovviamente ai commercianti che
dovevano essere in grado di leggere per lavoro.