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Matsuo Bashô, lo haiku e Yamagata

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奥の細道 松尾芭蕉 山寺

Il fascino dello Yamadera

Bashô visitò il tempio Risshaku-ji, detto anche Yamadera (tempio della montagna), il 27 maggio 1689 (13 luglio nel calendario odierno), durante il viaggio dello “Stretto sentiero del nord”. Era il pomeriggio, proprio nella stagione di piena fioritura del benibana (cartamo), coltivato estesamente nella conca di Yamagata. Nello “Stretto sentiero del nord”, completato cinque anni dopo, troviamo un testo che paragona il Risshakuji alle erte montagne rocciose della Cina, e anche lo haiku Shizukasa-ya / iwa ni shimiiru / semi no koe.
A quel tempo il Risshakuji non era considerato un utamakura* e i due viandanti non avevano in programma di visitarlo: lo fecero per i consigli degli abitanti di Obanazawa, dove soggiornavano. Stando alla tradizione, il Risshakuji fu fondato nell’860 da Ennin Jikaku Daishi (monaco e filosofo buddhista giapponese), che aveva la carica di “terzo zazu” (capo-responsabile della setta buddhista Tendai). Le ripide pendici montuose sono punteggiate dagli edifici del tempio, tra pareti di tufo con grandi cavità. 1015 scalini di pietra conducono alla cima: lungo il cammino si trovano molte statuette in pietra dei Buddha e i magai-hi, stele che portano incisi i nomi postumi buddhisti al fine di consolare le anime dei defunti.
La Guida Michelin del Giappone assegna allo Yamadera due stelle come “luogo turistico che merita una sosta”.
A Yamagata, lo Yamadera è il luogo di culto che raccoglie gli spiriti dei defunti.
Nel famoso haiku di Bashô citato, la cicala, viene a volte interpretata come una rappresentazione degli spiriti dei defunti.
Anche oggigiorno, grazie a Bashô e al suo haiku, lo Yamadera attrae numerosi turisti–pellegrini.
* Utamakura: luoghi o monumenti che ricorrono di frequente nelle poesie.

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